Cos’è lo Skill Mismatch, la Situazione in Italia e Come Risolverlo
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Lo skill mismatch è, al giorno d’oggi, uno dei problemi più profondi e pressanti nello scenario economico e sociale globale: indica un gap, una mancata corrispondenza tra le skill e abilità in possesso di chi è alla ricerca di lavoro e le competenze richieste dalle aziende e dal mercato del lavoro, in continuo cambiamento e soggetto all’impatto dell’evoluzione digitale, delle nuove tecnologie e della pandemia. Tale fenomeno rappresenta una delle principali cause della disoccupazione giovanile e mina seriamente la produttività in diversi Paesi, evidenziando come molti processi e ruoli tradizionali siano ormai obsoleti ed inadeguati. Ma quali sono le cause dello skill mismatch, e come è possibile risolverlo? Vediamolo insieme.
Cos’è lo Skill Mismatch?
Lo skill mismatch, per definizione, è la mancata corrispondenza tra le competenze — siano queste tecniche, relazionali o sociali — in possesso dei lavoratori, ed in particolare dei giovani in cerca di lavoro, e quelle effettivamente richieste dalle aziende e dal mercato del lavoro; indica, dunque, un profondo gap tra la domanda di competenze richieste e l’offerta.
Il tema dello skill mismatch è particolarmente caldo da alcuni anni a questa parte, evidenziato dalla crescente disoccupazione, dall’impatto sul Pil, dai dati sulla produttività lavorativa (in continuo calo) e sull’inadeguatezza delle competenze informatiche, o digitali, in possesso dalla maggior parte dei cittadini, che costituiscono un limite non trascurabile all’occupabilità futura. Lo skill mismatch non riguarda tuttavia solo l’inadeguatezza delle competenze, ma concerne anche i lavoratori che risultano, piuttosto, eccessivamente qualificati per le posizioni di lavoro disponibili o offerte dalle imprese, dimostrando l’arretratezza delle stesse rispetto all’evoluzione del lavoro.
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Alcuni Dati
Qual è l’entità dello skill mismatch in Italia e a livello globale? Secondo un report del Boston Consulting Group, “Fixing the Global Skills Mismatch”, il disallineamento tra domanda ed offerta delle competenze lavorative riguarda circa 1,3 miliardi di persone, che risultano sovra o sotto qualificate per i lavori che svolgono o per cui si candidano, e si stima raggiungerà i 1,4 miliardi entro il 2030, un dato aggravato dalla pandemia e dallo smart-working, che hanno influito negativamente sulla produttività.
Lo skills mismatch ha infatti come conseguenza non solo la disoccupazione, in particolare giovanile, ma anche un calo nella produttività lavorativa, che secondo i dati sarebbe crollata del 6% a livello globale.
Quali sono invece i dati dello skill mismatch in Italia? Si stima che nel nostro Paese il gap delle competenze riguardi circa 10 milioni di lavoratori (il 38,2%), che risultano inadeguati a livello di skills a ricoprire i ruoli ricercati dalle aziende. Secondo un rapporto di Sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal, lo skill mismatch in Italia è al 43% per le professioni intellettuali, scientifiche e ad alta specializzazione, dati paradossali, se si pensa al tasso di disoccupazione giovanile nel Paese.
Probabilmente ti stai chiedendo quali possano essere le occupazioni più ricercate dalle aziende, sia qualora possa ritenerti troppo qualificato per il tuo attuale ruolo in azienda e sia qualora creda di non essere sufficientemente competente senza una laurea. In un nostro articolo di blog elenchiamo i lavori più richiesti in Italia nel 2022, anche per chi non è in possesso di un titolo di laurea.
Il Costo dello Skill Mismatch
Qual è il reale impatto sull’economia dello skill mismatch? Sempre secondo il report del Boston Consulting Group, il costo dello skill mismatch nel 2018 era pari al 6% del Pil a livello mondiale. Quantificandolo, parliamo di circa 8 mila miliardi di dollari: dati impressionanti, se si pensa che nel 2020 questo dato è salito a raggiungere il 10%. Le previsioni evidenziano come sia necessario porre rimedio a tale fenomeno, cercando di arginare la discrepanza tra domanda e offerta lavorativa ponendo tale problema al centro delle agende di sviluppo dei singoli Paesi.
Cause dello Skill Mismatch: Un Mondo del Lavoro in Cambiamento
Ma a cosa è dovuto lo skill mismatch, e perché continua ad aumentare? La richiesta di nuove competenze ed abilità, hard skills e soft skills è dovuta ai profondi e rapidi cambiamenti a cui è costantemente soggetto il mondo del lavoro, a cui evidentemente la formazione e l’istruzione non riescono a stare al passo fornendo le competenze necessarie.
Le trasformazioni economiche e sociali a cui stiamo assistendo negli ultimi anni hanno infatti influenzato pesantemente anche la realtà lavorativa: la nascita di nuove professioni, l’evoluzione digitale, la spinta verso la sostenibilità, le continue innovazioni e tecnologie, e la trasformazione del lavoro anche a causa della pandemia da Covid-19, stanno rendendo ormai obsoleti i tradizionali strumenti e processi di lavoro, ma anche le competenze in possesso dei lavoratori.
Cosa comporta tutto ciò? Il lavoro come viene svolto quotidianamente, ed i processi iterati e conosciuti diventano inadeguati di fronte all’avvento di nuove tecnologie digitali e alla conseguente nascita di nuovi ruoli tecnologici ad esse associati. Si stima ad esempio che già nel 2022 un quarto dei lavoratori sarà impiegato in professioni non ancora esistenti.
Ecco dunque spiegato lo skill mismatch e di conseguenza i crescenti dati sulla disoccupazione, in particolare quella giovanile. Le aziende devono fare i conti con la necessità di assumere profili qualificati, in possesso delle competenze (le hard e soft skills) aggiornate allo svolgimento delle nuove mansioni e all’utilizzo dei nuovi strumenti digitali, mentre i dipendenti o coloro che sono alla ricerca di lavoro hanno competenze inadeguate o ormai obsolete per ricoprire tali ruoli.
Come Risolvere lo Skill Mismatch?
Visti i dati preoccupanti, porre rimedio allo skill mismatch, allineando la domanda all’offerta di lavoro è diventato un problema di forte urgenza non soltanto per le aziende, che faticano a trovare collaboratori qualificati ed in grado di adattarsi al clima di costante cambiamento, ma anche per i decision-makers ed i governi di tutto il mondo, che devono fare i conti con gli allarmanti dati di disoccupazione e analfabetismo digitale.
Come è possibile farlo, e rendere i candidati più “impiegabili” agli occhi delle aziende? Sono molti i programmi a livello europeo e mondiale volti a colmare il gap delle competenze e a promuovere lo sviluppo delle soft ed hard skills necessarie nella popolazione, in particolare nei giovani, ma anche nei dipendenti ed impiegati di lunga data che necessitano di aggiornare le proprie conoscenze. I processi di upskilling e reskilling da parte delle aziende sono molto importanti, ma allo stesso tempo è necessario preparare i giovani sin dalla formazione scolastica ad un mondo lavorativo così volatile ed imprevedibile, virando la formazione verso le materie STEM ed educando all’adattabilità (vedi qui), al problem solving e al pensiero critico.
Formazione Continua e Personalizzata
La prima soluzione allo skills mismatch e alla mancata corrispondenza tra domanda ed offerta di lavoro è nella formazione, in particolare dei giovani alla ricerca di un lavoro, ma anche per gli adulti ed i professionisti già inseriti nel tessuto lavorativo, che necessitano di adeguare le proprie competenze (sia lavorative che sociali) ed apprendere nuovi metodi, processi e abilità per stare al passo con il cambiamento.
È dunque compito dei governi, della scuola e dell’università, ma anche delle aziende stesse, colmare il gap delle competenze, creando programmi di formazione costante ed aggiornata per i giovani ed i lavoratori che cercano di garantirsi un’occupabilità futura e garantendo percorsi di orientamento, sia scolastico che professionale e lavorativo, volti a guidare i giovani nella scoperta del proprio talento e nell’apprendimento delle skills e delle competenze trasversali necessarie a realizzarsi anche in uno scenario incerto ed in costante trasformazione in cui le competenze in possesso diventano rapidamente superate.
Fondamentali sono quindi nelle aziende i momenti di studio e formazione, le attività di reskilling ed upskilling volte a riqualificare i dipendenti per le nuove mansioni emergenti, la formazione Peer-to-Peer ed il coaching: un vero e proprio investimento per le aziende che vogliono tenere il passo con il futuro.
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Coltivare le Soft Skills
Sebbene le competenze tecniche, le cosiddette “hard skills” siano estremamente importanti, queste sono ormai un requisito base per le aziende e le startup in cerca di collaboratori. Non bastano lauree ed esperienze pregresse, la differenza, il vero valore aggiunto per l’impiegabilità, lo fanno le soft skills, o meglio le human skills, ovvero tutte quelle competenze trasversali come il problem solving, la flessibilità, la curiosità e la voglia di imparare, apprese con l’esperienza ed il vissuto, che non possono essere replicate da un software o da un processo automatizzato.
Le soft skills sono le competenze afferenti alla sfera umana, sociale e logica che le aziende oggi cercano nei propri dipendenti, i quali devono dimostrarsi non solo competenti, ma in grado di adattarsi agli scenari di continuo cambiamento e alle situazioni imprevedibili a cui il mondo del lavoro contemporaneo mette di fronte. Chiunque sia alla ricerca di un lavoro deve quindi dedicare la giusta importanza alle soft skills nel CV, in quanto importante criterio nel giudizio e nella selezione dei candidati da parte dei recruiter.
Adattabilità e Predisposizione al Cambiamento tra le Competenze Trasversali
Fondamentale è lo sviluppo delle competenze trasversali come comunicazione, lavoro in team, organizzazione, capacità di imparare, e soprattutto adattabilità e predisposizione al cambiamento, tutte qualità indispensabili per il mondo del lavoro come è concepito oggi, in cui i ruoli e le attività quotidiane sono in costante trasformazione.
Appare evidente come vi siano pochissime hard skills destinate a mantenere la propria validità per sempre, per questo integrare nel proprio curriculum le abilità trasversali è fondamentale per prepararsi ad uno scenario futuro in cui sarà richiesto di ricoprire ruoli che ad oggi sono inesistenti, e colmare il gap dello skill mismatch con abilità versatili che possano essere adattate all’occorrenza alle diverse posizioni che continuano ad emergere.
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