Investire in Startup: Come Farlo, Perché Farlo e Come Guadagnare

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Investire in Startup: Come Farlo, Perché Farlo e Come Guadagnare
| 2 Luglio 2021 | Pubblicato in Sprintx, StartupTaggato Sprintx

Investire in Startup Conviene? Dall’Angel Investing all’Equity Crowdfunding, Tutte le Modalità per Investire in Società ad Alta Crescita

Investire in startup è diventata, negli ultimi anni, una pratica sempre più diffusa non solo tra investitori seriali e professionali, ma anche tra i piccoli risparmiatori, grazie alla nascita di realtà come le piattaforme di crowdfunding che mediano l’incontro tra i diversi progetti in fase di lancio ed i possibili investitori, anche inesperti. Investire in start-up è infatti un modo efficace di moltiplicare il proprio capitale, ma cela anche consistenti rischi, esemplificati da un dato emblematico: circa il 90% delle startup fallisce. Proprio per via dell’alto tasso di rischio di questo tipo di investimento, è cruciale valutare con attenzione quanto l’investimento in startup convenga nella propria situazione, quali sono i vantaggi ed i rischi, quali le modalità e gli strumenti finanziari a disposizione di chi investe, e soprattutto in quale tipo di startup conviene investire. Ne abbiamo parlato con Giovanni De Caro, Strategic and Financial Advisor, esperto nel settore di private equity e venture capital, figura di riferimento nell’ecosistema startup, in particolare nel Sud Italia.

Perché Investire in Startup?

Le startup sono aziende nate da poco o in fase di lancio, improntate ad una crescita rapida ed esponenziale. A causa del loro stato embrionale e dell’incertezza in cui operano, presentano un alto tasso di fallimento, che consequenzialmente rende l’investimento in startup un’operazione ad alto rischio, accompagnata dalla possibilità di bruciare il capitale investito. Quanto conviene davvero investire in startup quindi? Si tratta di una domanda chiave, a cui tuttavia non è possibile rispondere in maniera definitiva: come tutti i tipi di investimento, anche l’investimento in start-up presenta i suoi pro e contro, che richiedono un’oculata valutazione della startup in cui si investe, delle sue caratteristiche e dei suoi prospetti, del mercato in cui opera e delle persone da cui è composta, elementi che sono racchiusi nello startup pitch presentato dai founder della startup. Giovanni De Caro, Strategic and Financial Advisor, ci ha parlato dei vantaggi e dei rischi dell’investire in startup, e di quali considerazioni e valutazioni siano necessarie prima di pensare ad un investimento di questo tipo.

cover blog "investire in start up"


Vantaggi di Investire in Startup

Stabilita la definizione di startup, è intuibile perché l’investimento in questo tipo di realtà presenti un alto rischio, ma anche alte potenzialità di guadagno, specie se si decide di investire in un mercato che si conosce come operano solitamente i business angle. Perché conviene investire in startup dunque, e soprattutto, il rischio vale l’investimento?

“Le ragioni variano in base a se l’investitore è un privato o un istituzionale. Un investitore istituzionale è un soggetto che professionalmente gestisce capitali non suoi, ma tipicamente di altri investitori istituzionali. Parliamo dunque di fondi di Venture Capital. Un privato invece è una persona fisica che può investire occasionalmente o serialmente,” ci spiega Giovanni De Caro.

“Un investitore istituzionale investe in startup perché fa questo di mestiere, e lo fa bene. Per quanto riguarda gli investitori privati, l’investimento in startup può essere un tema interessante di asset allocation. Immaginiamo un grafico, sui cui assi vi sono il livello di rischio ed il livello di rendimento di un investimento, e dunque muovendosi a 45°, man mano che aumenta il rischio aumenta anche il rendimento. Alla fine della linea, fuori dal grafico, ci sono le startup, che sono l’investimento più rischioso ma anche quello potenzialmente più redditizio, con un ROI potenzialmente alto. Perché conviene investire in startup quindi? Perché si guadagna di più, ma bisogna farlo se si ha l’abilità, in un modo o nell’altro, di gestire il rischio, di portarlo ad un livello inferiore a quello medio del settore,” conclude De Caro.

Le startup presentano dunque numerosi vantaggi per un investitore; oltre ad un potenziale infinito ritorno sull’investimento sono un canale per diversificare i propri investimenti, supportare il sistema di imprese innovative, sviluppo e ricerca ed il mercato del lavoro, sostentando così l’economia e la crescita del Paese.


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Rischi dell’Investire in Startup

Come menzionato, ai potenziali grandi profitti corrisponde un aumento proporzionale del rischio, dovuto alla natura volatile ed incerta delle startup e dei settori in cui spesso operano. Investire in startup significa realizzare potenzialmente grandi guadagni, oppure compromettere i propri risparmi investendo denaro in una realtà destinata a fallire.

“Una startup è un’azienda come le altre, con dei processi decisionali, una struttura organizzativa, un modello di business. Nella startup questi elementi sono però ad un livello embrionale, neonato, e si svilupperanno con il crescere dell’azienda, raggiungendo uno stadio adulto, rappresentato dalle società quotate in borsa, le quali hanno l’esperienza, conoscono le regole del gioco e sono in grado di gestire ed abbassare i rischi. La startup è invece un’azienda nella sua fase iniziale, e può sbagliare facilmente: lo sbaglio rende i risultati volatili, e la volatilità dei risultati eguaglia rischio,” commenta De Caro.

Oltre al rischio elevato associato all’affidare il proprio capitale ad una realtà ancora immatura nella speranza che venga moltiplicato, gli investimenti di questo tipo hanno una bassa liquidità, e potrebbe risultare molto complicato vendere le proprie partecipazioni (equity), almeno finché non vi sarà un’acquisizione o una IPO, le finestre di vendita più comuni che normalmente permettono all’investitore di realizzare un guadagno.

persone discutono su se conviene investire in una startup

Incentivi e Agevolazioni Fiscali per chi Investe in Startup

Proprio a fronte dell’alto tasso di rischio implicato, gli investimenti in startup sono supportati da specifici vantaggi e agevolazioni fiscali, in particolare per coloro che investono nel capitale sociale di startup e PMI innovative e nel settore di ricerca e sviluppo.

Le agevolazioni fiscali sugli investimenti in startup rientrano in un piano volto a supportare la necessità di creare una rete di imprese innovative in Italia e preservarne il successo, ma anche, come detto, di proteggere coloro che investono capitale dall’alto rischio di questo tipo di operazione.

Per gli investimenti in startup, le agevolazioni fiscali promosse dal Decreto Rilancio del MiSE corrispondono a:

  • Detrazione dell’imposta lorda Irpef del 30% dell’investimento fino ad 1 milione di euro per le persone fisiche;
  • Deduzione dall’imponibile Ires del 30% dell’investimento fino a 1,8 milioni di euro per le persone giuridiche.

“Per investimenti fino a €100.000 questo credito d’imposta spetta al 50% dell’ammontare investito, ma sono richieste condizioni molto particolari per ottenerlo, mentre il 30% è sempre dovuto,” ci spiega De Caro. La detrazione è inoltre valida solo se l’investimento viene mantenuto per almeno 3 anni. La presentazione della domanda per ottenere gli incentivi fiscali va fatta tramite la piattaforma informatica predisposta dal MiSE.

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Qual è il Ruolo dell’Investitore nella Startup?

Abbiamo parlato dei potenziali guadagni e dei rischi associati all’investimento in startup, ma è bene ricordare che investire in startup comporta l’acquisto di quote dell’azienda, le cosiddette quote di partecipazione o equity, a cui possono essere associate a seconda della modalità di investimento, diverse responsabilità o ruoli all’interno della governance dell’azienda, oltre che al diritto sui potenziali guadagni.

“Gli investitori istituzionali (come i Venture Capital) tipicamente hanno un ruolo importante nella governance dell’azienda,” sottolinea De Caro. “Tendenzialmente sono rappresentati in consiglio d’amministrazione, hanno delle protezioni statutarie e contrattuali, necessarie ad un investitore di minoranza che non ha altrimenti un impatto sui processi decisionali. A fronte di questo, tuttavia, raramente l’investitore istituzionale ha un approccio hands-on sulla startup: non ha, cioè, ruoli operativi. Questo è diverso nel caso l’investitore sia privato; questi, specialmente se possiede una forte competenza nel dominio in cui opera la startup, può avere un ruolo operativo importante, oppure in caso abbia una capacità manageriale provata e importante, può metterla a servizio dell’azienda, qualunque sia il settore della stessa, con un occhio effettivo sulla gestione.”


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Come Investire in una Startup: Valutare e Analizzare il Progetto

Una volta a conoscenza dei vantaggi e dei rischi dell’investire in startup, se si decide di approfittare di un’opportunità insorta, è necessario svolgere delle analisi e valutazioni preliminari sulla startup in questione. Anche in caso non si sia degli investitori esperti, o ci si affidi a piattaforme di crowdfunding che offrono un’attenta scrematura da parte di esperti dei progetti in cerca di finanziamenti, verificare che la start-up risponda a determinati criteri e si trovi in una determinata fase in cui la sua potenzialità è chiara, oltre che controllare in modo certosino il Term Sheet ed i dati relativi al mercato e ai competitor forniti è fondamentale. “Ci sono tre elementi da valutare, che sono ciò a cui tipicamente guardano i venture capital: people, product e traction,” sottolinea De Caro: esaminiamoli insieme.

Team 

“Prima di tutto bisogna guardare al team della startup, che è un aspetto fondamentale per ottenere un finanziamento. Se le persone che lo compongono non sono quelle giuste, raramente, ad esempio, un Venture Capital investirà. Secondo le statistiche, un team su quattro si rivela inadeguato anche dopo l’investimento,” spiega De Caro.

La composizione del team è dunque importantissima: per la crescita è necessario che una startup sia costituita da persone esperte nel settore in cui questa opera, con conoscenze di imprenditoria, e che vi sia almeno un membro del team a coprire operativamente e intellettualmente le attività della startup. Da non sottovalutare è poi l’affiatamento del team e come questo affronta le difficoltà ed i problemi.

Prodotto

Valutare e analizzare il prodotto o servizio della startup è un punto cruciale nella decidere se investire o meno nella stessa.

“Parliamo di ciò che fa la startup, e del mercato di riferimento,” commenta De Caro. “Deve esserci molto spazio a livello di competizione, perché se ad esempio si vuole fare un nuovo motore di ricerca bisogna fare i conti con il fatto che si va a competere con Google, il che renderà le cose non poco complicate. Ha invece senso avere un prodotto che non molti fanno, o che alcuni fanno, ma fanno male, oppure ancora che qualcuno fa dall’altra parte dell’oceano ma nessuno fa in Italia: il cosiddetto copycat.”

È importante dunque studiare il prodotto della startup ed il suo valore, accertandosi non solo che vi sia un bisogno, che il prodotto risponda ovvero ai reali problemi delle persone, ma guardare anche a come questo si posiziona sul mercato a livello di prezzo, di caratteristiche, di innovazione e di tendenza. Parallelamente, è utile fare delle considerazioni sulle dimensioni del mercato in cui la startup si vuole inserire, e sulle reali possibilità di crescita rapida ed esponenziale all’interno dello stesso.

Traction

Il terzo punto fondamentale nella valutazione di un investimento in startup è la cosiddetta traction, ovvero la prova che ci siano dei clienti potenziali per il prodotto o servizio.

“La traction parla di dove si trova la startup: c’è solamente l’idea, o c’è già un prodotto, le prime metriche, i ricavi, c’è un modello di business già validato, sappiamo che c’è, in modo ricorrente, gente che paga per il nostro prodotto o servizio se erogato in determinare condizioni, oppure ancora, si sono messe già le radici nel proprio paese e si è pronti ad andare all’estero? Questi sono diversi scenari, diversi step di traction, a ciascuno dei quali corrisponde una diversa valutazione della società, diversi fabbisogni finanziari e, di conseguenza, diverse categorie di investitori,” spiega De Caro.

grafico di analisi per investimento in startup

Gli Errori da Non Commettere Quando si Investe in Startup

L’investimento in startup deve essere dunque ispirato da analisi e valutazioni attente, volte a contenere il rischio potenziale e renderlo gestibile. Per quanto si possa desiderare di investire in una realtà innovativa e promettente, o anche in caso si faccia impact investing, nell’eventualità di fallimento della startup si perderà con essa l’investimento fatto, e dunque il proprio denaro. Quali sono quindi le attenzioni da seguire per ridurre il rischio il più possibile?

“In un’analisi condotta da CBInsights su un campione di 101 startup fallite, vengono elencate le principali cause di fallimento, da cui emergono gli errori principali che gli imprenditori commettono e che portano la startup a non avere successo,” ci spiega De Caro. Guardando alle cause del fallimento delle startup, è dunque facile individuare alcuni campanelli d’allarme che dovrebbero portare un investitore a dubitare del successo potenziale della startup. Vediamo quali sono:

Nessun Bisogno di Mercato

La causa più ricorrente del fallimento delle startup è quella di avere un prodotto che non interessa al mercato. Questo può avvenire per diversi motivi, dal mercato troppo competitivo o ad alto rischio perché volatile all’assenza di domanda, al fatto che il prodotto non risolva davvero alcun problema. Nella valutazione della startup è dunque importante, per l’investitore, accertarsi che la startup sia focalizzata sul risolvere i reali problemi delle persone coprendo un bisogno di mercato con una soluzione scalabile, piuttosto che sul risolvere problemi che reputano interessanti.

Ran Out of Cash

Il secondo grande problema per molte startup è l’esaurimento dei fondi e finanziamenti, pertanto l’investitore deve accertarsi che sia il denaro che le risorse siano allocate in maniera giudiziosa, oltre ad avere visione della situazione finanziaria dell’azienda.

“Uno degli aspetti a cui l’imprenditore deve fare sempre attenzione è non rimanere senza soldi. Purtroppo gli startupper passano il 60-70% del loro tempo a raccogliere finanziamenti, e solo il 40-30% a gestire effettivamente l’azienda,” spiega De Caro. Premurarsi che esista un piano nella gestione delle risorse e verificare come la startup utilizza i fondi raccolti è fondamentale per chi vuole investire, poiché spesso l’esaurimento degli stessi porta ad un fallimento nel trovare il product-market fit o di fare pivot, fasi fondamentali per la crescita di una startup.

Trasporto Emotivo

Uno dei più gravi errori che si possono fare nell’investire in startup è quello di puntare su una startup perché innamorati dell’idea, nonostante il team non sia adeguato e sufficientemente esperto nel settore, il prodotto non risponda esattamente ai bisogni di mercato, e non siano presenti un modello di business ed un’idea imprenditoriale validi.

Spesso si può anche cadere vittima di numeri troppo gonfiati ed eccessivamente promettenti, o del modo accattivante di presentare un’idea di startup tramite il pitch, che spesso non richiede prospetti informativi dettagliati e potrebbe influenzare le analisi economiche dell’investitore se preso dall’euforia del momento e dal timore di lasciarsi perdere un’opportunità.

Chi Può Investire in Startup? Le Modalità

Abbiamo visto come a investire in startup possano essere sia investitori istituzionali che privati; all’interno di questa suddivisione si riconoscono diverse figure, professionali o non, che investono in startup come mestiere oppure in forma privata, come attività secondaria volta alla gestione ed organizzazione dei propri asset tra le varie classi di investimento.

Venture Capital

Il Venture Capital o VC, è solitamente un apporto di capitale di rischio da parte di società finanziarie specializzate nell’investimento o fondi di investimento, col fine di finanziare lo sviluppo di un progetto ad alto potenziale di crescita, e spesso anche ad alto rischio operativo.

I Venture Capitalist sono i cosiddetti investitori istituzionali, che creano o gestiscono fondi di Venture Capital privati o pubblici investendo in start-up e scale-up in cambio dell’ingresso nel capitale sociale. La startup che riceve un finanziamento da parte di un Venture Capital cederà dunque parte della sovranità dell’azienda.

“Il fondo di Venture Capital investe con una logica one to one o comunque a few to one, 2-3 investitori al massimo su una stessa startup, dunque negozia le regole e le condizioni dell’operazione su base molto aggressiva,” spiega De Caro.

Angel Investor o Business Angel

I Business Angels o Angel Investors sono persone fisiche, piuttosto che giuridiche, che decidono di investire il proprio capitale in startup e progetti imprenditoriali riconoscendone la validità o le potenzialità di rendimento. Si tratta di una delle forme di finanziamento per startup più gettonate, in particolare per le prime fasi di vita della startup, specialmente perché queste figure spesso investono non solo perché desiderano moltiplicare il proprio investimento con la exit, ma perché reputano l’idea di startup interessante. Un business angel è spesso egli stesso un imprenditore, con un patrimonio da investire, in grado di riconoscere la validità di un progetto e le prospettive di guadagno.

“Generalmente il business angel è parte di un gruppo di investitori, ed i round di finanziamento in cui essi partecipano, i cosiddetti club deal, vedono già intorno alla decina di potenziali investitori su una stessa operazione,” spiega De Caro, “quindi vi è tipicamente un lead investor che negozia per gli altri, i quali faranno i follower, pur essendo comunque business angels.”

Crowdfunding

Il crowdfunding è una modalità estremamente diretta per investire in startup, anche per coloro che non investono a livello professionale e seriale, come i piccoli risparmiatori interessati ad investire il proprio denaro ed acquisire quote di startup innovative. I fondatori di startup e realtà imprenditoriali possono pubblicare il proprio progetto sulle diverse piattaforme di crowdfunding esistenti, definendo un obiettivo di raccolta e lanciando una raccolta fondi collettiva, a cui chiunque, dal business angel all’investitore privato può partecipare.

Vi sono due tipologie principali di crowdfunding, che si differenziano in base alla “ricompensa” ricevuta dall’investitore:

  • Reward Crowdfunding: l’investitore riceve un ritorno non monetario;
  • Equity Crowdfunding: l’investitore riceve in ritorno una piccola quota di partecipazione.

L’equity crowdfunding rappresenta la forma di investimento collettiva più diffusa in ambito startup, ed ha la particolarità di aprire le azioni della società ad una platea potenzialmente enorme di investitori, che non investono necessariamente per lavoro e possono investire anche piccole somme. “Il finanziamento in questo caso è crowded, cioè collettivo,” commenta De Caro. “Poi qualcuno potrebbe tornare a casa con le ossa rotte, qualcuno invece raccoglie migliaia di investitori. Molti di questi sono proprio business angels, quindi soggetti che non avendo sempre la possibilità di partecipare a dei round privati con altri fondi o business angel, si rivolgono alle piattaforme di equity crowdfunding. Uno dei problemi dell’equity crowdfunding rispetto alle altre modalità di investimento è che in questo caso raramente c’è qualcuno che professionalmente è in grado di valutare la qualità dell’operazione l’equità delle condizioni, come invece avviene quando si negozia con il fondo di Venture Capital, che è un investitore professionale. Un altro problema, una conseguenza del primo, è che i prezzi delle società in equity crowdfunding sono mediamente più alti del 30%-40% rispetto a quelli dei round privati, quindi se successivamente la startup chiede un finanziamento ad un fondo di VC, l’operazione può diventare penalizzante per chi ha investito in equity crowdfunfding,” conclude De Caro.

Startup su Cui Investire: Piattaforme di Equity Crowdfunding in Italia

In Italia l’equity crowdfunding è molto cresciuto negli ultimi 5 anni, e si stimano raccolte di finanziamenti per 125 milioni di euro. Sono diverse le piattaforme di equity crowdfunding nate in questo scenario, che permettono a progetti italiani di raccogliere finanziamenti e ai piccoli investitori, o ad investitori professionali non ben inseriti nelle reti canoniche, di investire facilmente capitale in startup innovative. Tra queste, le più importanti sono:

“I soggetti che investono su questo tipo di piattaforme sono spesso investitori seriali,” ci racconta De Caro. “Alcuni investitori, con un modello che è stato adottato da molte piattaforme di equity crowdfunding straniere, investono un capitale che viene distribuito in tutte le campagne che quella piattaforma ha, con la garanzia che verrà investito in realtà assolutamente valide. Quindi l’investitore, distribuendo il suo capitale su tante operazioni, fraziona il rischio, e risolve il problema dell’asset allocation. Ci sono altri investitori che invece fanno cherry picking, e scelgono le startup su cui investire a seconda delle loro esigenze.”

Ma sono solo gli investitori seriali e professionali a poter investire in startup? La nascita di queste piattaforme ha democraticizzato gli investimenti in questo settore, consentendo anche al piccolo risparmiatore di acquisire piccole quote di startup innovative e ad alto potenziale di guadagno. “Alcuni sono più o meno capaci di prendere una decisione tecnica, tecnicamente consapevole, mentre altri si buttano in un investimento sull’onda dell’emozione. E magari gli va anche bene,” conclude De Caro.


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